venerdì 12 gennaio 2018

L'influenza greca nella pittura etrusca: il simposio


Per gli antichi la pittura deteneva un assoluto primato come "arte guida". L'uso della linea e del colore permetteva di rappresentare raffigurazioni complesse, capaci di riprodurre la realtà, ma soprattutto di creare l'illusione della realtà, colpendo la fantasia degli osservatori e generando meraviglia. Tutto ciò appare chiaro nelle pagine della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. 


Il numero di documenti della pittura greca, parietale e su tavola, è assai limitato. La ragione della perdita quasi totale del patrimonio pittorico greco risiede nella scelta prevalente di decorare le pareti di edifici sacri e civili, mai quelli funerari. 
Ma i caratteri salienti della pittura, soprattutto quelli che riguardano la sintassi compositiva delle scene e i progressi nella resa plastica e prospettica delle figure, si ritrovano nella penisola italica: Etruria, Campania, Apulia, Lucania, Sicilia, Sardegna. 

La documentazione ascrivibile alla sfera funeraria prevale nettamente sulle altre, rientrando nelle manifestazioni della cultura del ceto aristocratico che, a partire dall'età orientalizzante, affida le proprie commissioni ad un artigianato sempre più specializzato. 

Tomba Bartoccini - Tarquinia

Il tema raffigurato in questa tomba avrà una grande fortuna nel mondo etrusco: si tratta del simposio
La tomba presenta una decorazione integrale del soffitto a scacchiera policroma che si estende alle pareti e sul frontoncino al di sopra della porta d'accesso al secondo vano, in cui vediamo una prima rappresentazione del simposio, con figure maschili distese sulle klinai, donne sedute e giovani inservienti. 
Quest'ultimo tema assume agli occhi dei committenti etruschi un valore simbolico talmente pregnante  e denso di significati ideologici da costituire, in alcuni casi, l'unico soggetto decorativo in tombe che mantengono le pareti bianche. 

L'influenza greca

La formazione urbana viene influenzata dal contatto con le comunità greche-euboiche che si stanziano nel Golfo di Napoli a partire dal 770 a.C. 
Gli scambi tra le genti indigene e quelle greche sono attestati nei corredi funebri di Tarquinia, Veio e Cerveteri. Inizialmente vengono assimilati tecniche e modelli figurativi e poi modelli culturali, come la scrittura, il simposio e l'ideologia funeraria eroica
Ma cosa spinse i Greci ad avere contatti con gli Etruschi? Principalmente i Greci avevano interesse nello sfruttamento delle colline metallifere etrusche. 
Si pensa che la viticoltura in Etruria ed in Lazio si debba ai Greci, infatti in questo periodo abbiamo una produzione massiccia di forme vascolari connesse al vino, il cui consumo è sicuramente collegato ai Greci. 
Arrivano con i Greci anche nuove lavorazioni per la terracotta, con l'argilla depurata e poi anche di impasto sottile eseguita al tornio veloce (cotta poi a temperature elevate). 


Tomba dei Leopardi (470 a.C.) - Tarquinia


Tutte le tombe più significative che si pongono tra il 480 e il 460 a.C. hanno come tema fondamentale il simposio. In questa tomba possiamo osservare come i modelli greci siano stati perfettamente assorbiti dalla civiltà etrusca, rendendoli simbolo di una grande aristocrazia. 
I modi arcaizzanti sono molto evidenti, come nella struttura delle figure e nel cromatismo; tuttavia vengono acquisite anche le tecniche più aggiornate per la resa plastica delle figure e addirittura per qualche esercizio prospettico. 


Il simposio

Nella cultura greca il simposio rappresenta un momento particolare del banchetto, quello deputato al consumo del vino. Il vino era una bevanda aristocratica che veniva distribuita tra i partecipanti di pari livello economico e sociale. 
In Grecia il simposio prevedeva la partecipazione di personaggi di sesso maschile, usanza affermata anche in Etruria, anche se qui troviamo una novità: viene rappresentata la dimensione "familiare", dove la sposa prende posto sulla kline conviviale accanto al marito, con cui si scambia gesti di tenerezza. Troviamo questo tipo di scena nella sfera funeraria, con rappresentazioni sui coperchi dei sarcofagi. 

Il riflesso della cultura greca in quella etrusca è evidente, addirittura nei miti di alcune città, come nel caso di Demarato di Corinto, padre di Tarquinio Prisco, arrivato a Tarquinia intorno al 657 a.C. Vediamo anche luoghi impregnati di cultura greca, come nel caso di Pontecagnano, dove arriva la ceramica euboica degli skiphoi a semicerchi penduli e quella delle coppe a chevrons, per cui, però, è difficile definire un'esatta provenienza: può trattarsi di ceramica euboica, attica o corinzia. 



Fonti
Gilda Bartoloni, Introduzione all'etruscologia, Hoepli, Milano, 2016.
Massimo Pallottino, Etruscologia, Hoepli, Milano, 2016. 

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